Maria Codazzi
Maria Codazzi è nata nella bassa lodigiana il 28 febbraio 1926. Il padre Luigi è stalliere e analfabeta. La mamma Elisa, figlia di ignoti, è allevata a Milano dalle suore fino all’età del matrimonio. Maria ha tre fratelli: Gianni, Pino e Romano. La famiglia, come si usava allora, alla scadenza di San Martino (11 novembre) condizionata dai contratti di lavoro del papà Luigi, si trasferisce da una cascina all’altra fino ad arrivare, alla vigilia della seconda guerra mondiale, alla cascina Bareggiate nel comune di Pioltello. La vita contadina è caratterizzata dalla povertà e dalla fame. Finita la terza elementare, Maria, di corporatura particolarmente robusta, interrompe la scuola per aiutare la mamma Elisa nei lavori domestici e la comunità contadina nei lavori dei campi. Il papà, reduce della prima guerra mondiale, ha un carattere irascibile che gli procura spesso dei guai. A due gerarchi locali che si presentano alla cascina Bareggiate per confiscare beni naturali per le casse del partito fascista, Luigi si fa incontro con un falcetto con la ferma intenzione di tagliare loro la testa. Solo l’intervento degli altri contadini e del fattore evita la tragedia e la denuncia. Occupata dagli inglesi durante la guerra, la cascina diventa alloggio degli ufficiali che sequestrano allo scopo i piani terreni degli alloggi dei contadini. Giunto il tramonto, Luigi trasporta le gabbie dei conigli, le galline e il maiale in casa così da provocare la rinuncia degli ufficiali a dormire nei suoi locali. Il fratello Pino, entrato nell’arma dei carabinieri, ritarda il rientro da una licenza di alcuni giorni a causa di un incidente e, con l’accusa di diserzione, è internato in un campo di lavoro forzato in Germania. In questo clima è il fratello Gianni, muratore, che per primo si unisce alla lotta partigiana. A Cernusco si unisce alla 105a Brigata Garibaldi SAP, VII distaccamento Fiume Adda guidato da Giovanni Vanoli e dove è già attivo Giuseppe Comi, operaio e disertore dell’8 settembre. Maria intanto è assunta come operaia alla Caproni di Taliedo, industria bellica e costruttrice di aerei. Il controllo delle industrie del gruppo passa in mano ai tedeschi e la produzione finalizzata alle necessità belliche del Terzo Reich. Ciònonostante, all’interno degli stabilimenti si sviluppa una consistente azione resistenziale da parte di operai, impiegati e tecnici antifascisti, che organizzano l’attività clandestina con azioni di sabotaggio della produzione, con recupero di armi e viveri da inviare alle formazioni partigiane. Questa circostanza e l’attività del fratello Gianni portano Maria a far parte attiva della lotta partigiana, durante la quale partecipa a numerose e particolarmente pericolose azioni, spesso accompagnata dal partigiano Giuseppe Comi che, finita la guerra, sposerà.
Donna sempre molto attiva e preoccupata di dare ai figli, Carlo e Stefano, un futuro migliore, Maria compra con la cognata Rita, moglie del fratello Romano, una macchina da cucire per arrotondare con piccoli lavoretti lo stipendio del marito Giuseppe. Questa attività, continuata da figli e nipoti, porterà entrambe le famiglie a un discreto benessere fino a oggi. Con i figli si parla poco degli anni della guerra e della lotta partigiana. Sappiamo ovviamente che il papà e la mamma sono stati partigiani, ma la maggior parte dei dettagli delle azioni alle quali hanno partecipato li scopriremo in seguito e in gran parte grazie ai racconti di altri partigiani. Entrambi parteciperanno attivamente ma per un breve periodo alla vita politica di Cernusco, legati all’attività del partito comunista di cui Giuseppe sarà per un breve periodo segretario. Giuseppe e Maria sono però delusi dalla politica conciliatrice di Togliatti e preferiscono ritirarsi nel privato. Molti anni più tardi, Giuseppe avrà un acceso alterco col comandante partigiano Giovanni Pesce, che accuserà di aver svenduto gli ideali partigiani. Solo sporadicamente si rinnoverà l’interesse alla politica. Negli anni della contestazione giovanile, alla fine degli anni sessanta, della quale il figlio Stefano sarà un attivo protagonista, Maria e Giuseppe ritrovano lo spunto e l’interesse alla battaglia politica. Giuseppe si riavvicina all’ANPI, e, con il sostegno di Maria, tiene conferenze nelle scuole, partecipa a dibattiti ed è attivo organizzatore di eventi per la commemorazione della Liberazione. Maria, soddisfatta del benessere personale e dei figli raggiunto con molti sacrifici, continuerà a essere faro e roccia alla quale i figli e i nipoti faranno riferimento nei momenti di difficoltà e di bisogno. Colpita da una malattia inesorabile, lascia figli e marito nel settembre del 1999. Giuseppe la seguirà nel 2011 dopo aver passato gli ultimi tre anni della sua vita a Berlino, città che, paradossalmente, ha molto amato.
Stefano Comi
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