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Quinto Calloni

Quinto Calloni nasce a Cernusco sul Naviglio il 2 settembre 1926. Nel dicembre 1943, insieme ad altri cinque compagni antifascisti, viene arrestato in seguito ad una soffiata. Deportato a Mauthausen e poi a Ebensee, lavorerà allo scavo delle gallerie fino al maggio del 1945. Dopo la liberazione, lascia a piedi il campo perché vuole tornare subito a casa. Giunto in Italia, riprende il lavoro, si sposa e vive con la famiglia a Milano. È tornato diverse volte a Mauthausen ed Ebensee, con i suoi vecchi compagni, con gruppi di adulti e giovani desiderosi di ascoltare la sua testimonianza. Ha recentemente scritto le sue memorie: Per non dimenticare, racconto di un sopravvissuto.

Quinto Calloni

L’arresto

Quinto Calloni nel 1943 è poco più che un ragazzino, ma ha già chiaro il suo sentimento di rivolta contro l’occupazione tedesca. Un giorno, fra Cernusco e Carugate, sottrae un fucile modello 91 a una postazione contraerea abbandonata e lo nasconde nel camino. Viene denunciato da una spiata. Ha solo 17 anni quando viene arrestato: alle 8 di sera del 18 dicembre 1943, arrivano all’abitazione di Quinto alcuni soldati tedeschi e lo arrestano. Quando arriva a San Vittore scopre che oltre a lui sono stati presi anche altri cinque suoi amici: Roberto Camerani, Angelo Ratti, Ennio Sala, Pierino Colombo e Virginio Oriani (questi ultimi due non faranno più ritorno a casa).

San Vittore-Mauthausen-Ebensee

Nel carcere di San Vittore arriva improvviso l’ordine di deportazione in Germania. Al mattino del 4 marzo, quando ancora è buio, i deportati vengono fatti salire su due vagoni bestiame in partenza dalla stazione centrale di Milano con destinazione Mauthausen, dove sono presi in consegna da un Gruppo di SS, che li scortano durante la marcia verso il campo. Quinto e un migliaio di altri prigionieri, tra cui i suoi due amici Roberto e Virginio, vengono poi trasferiti al sottocampo di Ebensee. Qui lavoreranno senza sosta nelle gallerie, in condizioni disumane.

Domenica, 6 maggio 1945

Liberazione del campo da parte degli americani: «… alla mattina dopo la distribuzione del caffè, girai per il campo e sul piazzale dell’appello, sperando di vedere qualcuno dei compagni del nostro trasporto di Milano del 4 marzo 1944, ma su cento che eravamo ne vidi solo una ventina, anche dei miei amici di Cernusco, Roberto ed Ennio, nessuna traccia. Appresi la brutta notizia della morte del mio caro compagno d’infanzia Oriani Virginio».

Il ritorno a casa

Quinto decide di affrontare da solo il viaggio di ritorno. Arriva a Bad Ischl, dove trova altri italiani prigionieri di guerra. Raggiungerà poi Salisburgo e da lì riuscirà ad arrivare in Italia. «Il giorno 16 giugno rientravo a casa; era sabato, che destino, di sabato arrestato, di sabato libero». Quinto ritorna a Cernusco, a casa sua, e ritrova, ancora nascosto nel camino, quel fucile 91, trafugato ai soldati tedeschi, di cui abbiamo parlato all’inizio di questa storia. Avrebbe potuto essere la causa del suo arresto, ma non servì alcun fucile, fu sufficiente la cattiveria di chi sporse denuncia.

Associazione Roberto Camerani