Giuseppina Pirola
Giuseppina Pirola, sorella di Mario, nasce a Cernusco il 29 settembre 1925. Nel periodo della Resistenza, è staffetta della 26a Brigata del Popolo, con il compito di portare volantini e stampa clandestina da Milano a Cernusco. In un primo tempo Giuseppina viene inviata anche in provincia, in particolare a Vimercate, ma, in seguito al fallito attacco dei partigiani vimercatesi al campo di aviazione di Arcore (a cui segue una durissima repressione che porta all’arresto e alla fucilazione di diversi partigiani), viene sostituita da Regina (“Gina”) Frigerio, sorella di Felice. Infatti gli spostamenti di Gina verso Vimercate sono meno sospetti perché Felice Sirtori, responsabile della 13a Brigata del Popolo di Vimercate e successivamente eletto sindaco in quella cittadina nell’immediato dopoguerra, era cugino dei Frigerio di Cernusco, e anche una frequentazione così continua e costante era facilmente giustificabile da motivi di parentela.
Riportiamo un’interessante testimonianza di Giuseppina contenuta nel libro di Giorgio Perego Col cuore in gola:
«Di quegli anni ricordo, oltre alla uccisione di Riboldi e Mattavelli, quando hanno arrestato il Camerani, il Colombo, l’Oriani e gli altri giovani. Nello stesso periodo o poco dopo è stato arrestato anche Mario Valzasina: non si sa cosa abbia fatto, ma l’hanno mandato in Germania ed è tornato gravemente malato.
Ricordo anche l’aiuto che la mia famiglia ha dato a una coppia ebrea fuggita da Milano: l’ingegner Carboni, della Lagomarsino, e la sua compagna. Noi abitavamo nella corte del Penati, in Piazza Padre Giuliani e li abbiamo ospitati dall’ottobre ’44 al gennaio ’45; poi, per loro maggior sicurezza, sono stati ospitati dalla famiglia Guzzi, che aveva l’alloggio in una parte della proprietà Penati confinante con l’aperta campagna.
Sulla resa del Comando tedesco ricordo che la sera del 25 aprile, andando alla Cooperativa a prendere il latte, mi preoccupai molto delle mitragliatrici che i tedeschi avevano puntato sulla piazza dalle finestre di Palazzo Tizzoni: mi preoccupai per i partigiani e per la popolazione tutta. Il giorno dopo, le trattative per la resa proseguirono fino al tardo pomeriggio, mentre la piazza, di ora in ora, si riempiva di gente. Quando, alle ore 16, si è aperto il portone di Palazzo Tizzoni e il prevosto, uscendo, disse: “È finita, è finita” tirammo tutti un gran sospiro di sollievo.
Qualche giorno dopo arrivarono in paese gli Americani; avevano la sede del Comando presso Villa Penati. Furono giorni di euforia: in Piazza Padre Giuliani c’era musica tutto il giorno e si ballava per ore e ore».
Franco Salamini
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