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La guerriglia

Dopo essersi dotati di un minimo di organizzazione e dopo aver recuperato armi e munizioni, i primi nuclei partigiani della Martesana iniziarono la guerriglia contro i nazifascisti, colpendo, inizialmente, infrastrutture, singoli militi e colonne nemiche in transito.

 

Il 4 aprile 1944, partigiani della 27a brigata del Popolo di Brugherio si recavano nei pressi di Agrate e tagliavano i fili telefonici. Agli inizi di aprile, i partigiani di Vimercate, in collaborazione con quelli di Trezzo d’Adda, attaccavano (su segnalazione di Eugenio Mascetti, che fu anche protagonista dell’impresa) una colonna motorizzata tedesca in transito sull’autostrada Milano-Bergamo all’altezza del casello di Cavenago Brianza. L’azione ebbe pieno successo e venne ripetuta diverse volte, obbligando le colonne tedesche ad arrestarsi per notti intere. Il 7 maggio, a Brugherio la pattuglia comandata da “Spina” (Andrea Riva) disarmò un milite fascista all’altezza della frazione Bettolino Freddo sulla provinciale Milano-Vimercate. Nel pomeriggio la stessa pattuglia disarmò un sottufficiale tedesco al bivio in località  Malcantone. Il 15 maggio, i partigiani di Cavenago Brianza, durante la notte tagliavano la base di due tralicci dell’alta tensione; tralicci che si trovavano in località  “valle dei sassi”, a Basiano, e che collegavano la centrale elettrica di Trezzo d’Adda alla cabina che alimentava le fabbriche di Sesto San Giovanni. Il 7 giugno, partigiani della 27a brigata del Popolo di Brugherio disarmavano due militi della Brigata nera di Cernusco sul Naviglio. Il 24 luglio, sull’autostrada Milano-Bergamo, all’altezza della frazione Offelera di Brugherio, due partigiani disarmavano due militi e poi attaccavano un automezzo carico di militi fascisti sopraggiunti in aiuto. Nello scontro a fuoco venivano colpiti due fascisti e reso inservibile l’automezzo.

 

A Limito di Pioltello si facevano sempre più frequenti gli attacchi partigiani al nodo di smistamento ferroviario. In estate, durante uno di questi attacchi venne colpito a morte un milite della RSI. Immediata fu la rappresaglia condotta dai militi della famigerata “Legione Autonoma Ettore Muti”. Racconta P. Burchiani: «L’eco del grande fatto di sangue rimbalzò presto in paese e provocò il timore di pesanti ritorsioni, che inevitabilmente si verificarono la domenica pomeriggio […] All’improvviso si sparse la voce che un manipolo di militi, armati fino ai denti, stava rastrellando gli uomini che si trovavano per strada o nelle numerose osterie, a iniziare dal lato ovest di via Dante […] Alcuni ignari malcapitati, forse 20, o più, vennero radunati e messi in fila a 2 a 2 sotto la minaccia delle armi». Grazie al coraggioso intervento di don Alfonso Mattelli fu evitato un tragico epilogo, ottenendo la liberazione di tutti gli arrestati.

 

Il 31 agosto, a Cologno Monzese tre militi della “Muti” vennero giustiziati all’uscita da un’osteria. Il 4 settembre, a Melzo, il gappista “Walter” (Alberto Gabellini, di Cambiago), accompagnato da elementi della 103a brigata Garibaldi di Vimercate, eliminava il segretario federale repubblichino di Pisa, che nella sua fuga verso Nord aveva trovato rifugio in un cascinale. Il 30 settembre, verso le ore 21, una pattuglia garibaldina spargeva chiodi a quattro punte sull’autostrada da Agrate a Cambiago.

 

Nella notte tra il 3 e il 4 ottobre, garibaldini della 105a brigata occupavano il paese di Bussero; così riporta il Bollettino delle azioni: «Alle 21,35 una squadra di 15 compagni col comandante e vice comandante di brigata in bicicletta, armati di moschetto, pistole e bombe a mano iniziano una marcia a pattuglie per l’occupazione del paese di Bussero. Alle 21,55 la squadra arriva sul luogo: una pattuglia provvede al taglio dei fili telefonici che congiungono Bussero con altri paesi; contemporanenamente sei compagni bloccano le strade di accesso».

 

Il successivo numero del Bollettino riporta altre tre azioni compiute dalla stessa brigata tra il 4 e il 10 ottobre: la sera del 4, due pattuglie uscivano per eseguire scritte murali e tagliare fili telefonici; la sera del 5, verso le ore 21, una pattuglia si recava in bicicletta a Carugate e sparava tre colpi di rivoltella contro una finestra dell’abitazione di una nota spia repubblichina; la sera del 10, verso le ore 20, una pattuglia seminava di chiodi a quattro punte un tratto dell’autostrada.

 

Dal documento Situazione delle SAP di Milano e Provincia, redatto entro la fine di agosto 1944, sappiamo che allora, nei paesi inclusi nel triangolo Melzo-Monza-Oggiono, operavano le brigate d’assalto “Diomede”. La zona era divisa in quattro settori: Oggiono, Monza, Vimercate, Melzo. Mentre i primi due e l’ultimo erano ancora in formazione (solo a Truccazzano, nel settore di Melzo, si contavano una quarantina di armati), quello di Vimercate contava 250 uomini, “inquadrati” nel 1° battaglione, articolato nella 1a compagnia (Vimercate), nella 2a (Trezzo d’Adda) e nella 3a (Brugherio), tutti al comando di “Gino” (Iginio Rota), del vice comandante “Mino” (Giuseppe Carcassola) e del non meglio identificato commissario politico “Rico”. L’intera zona era diretta dal comandante “Ario” (Michele Marino), dal capo di stato maggiore “Vico” (Eugenio Mascetti) e dal commissario “Pietro” (Fabiani).

 


L’attacco alla caserma della GNR di Vaprio d’Adda

 

Il 6 ottobre, i distaccamenti garibaldini di Vimercate e Trezzo d’Adda si davano appuntamento alle ore 21,15 alla periferia di Vaprio d’Adda per dare l’assalto alla caserma della Guardia Nazionale Repubblicana. Vennero formate quattro squadre, con i seguenti compiti: bloccare la pattuglia della GNR in perlustrazione; bloccare le vie d’entrata in Vaprio; assaltare il Municipio, assaltare la caserma.

 

L’azione «ebbe inizio sotto un violento temporale, e la prima squadra ebbe il suo daffare per cercare la pattuglia repubblichina che, causa la pioggia, si era rifugiata in una osteria. Un partigiano si mise a fischiettare cercando di attrarre l’attenzione e, allorchè la pattuglia fascista, armi in pugno, uscì dall’osteria di sorpresa venne disarmata e convinta a dire la parola d’ordine. Con la prima squadra si aggregò la quarta ed insieme, facendosi guidare dai militi della GNR disarmati, si presentarono alla caserma. La sentinella, udita la parola d’ordine, chiese il motivo dell’improvviso rientro. I militi risposero che, non essendoci nessuno in giro nel paese, era inutile continuare il pattugliamento sotto il temporale. Udito lo scorrere del catenaccio, i partigiani fecero impprovvisa irruzione, intimando ai presenti di mettersi contro il muro a mani alzate. La sorpresa ebbe pieno successo e nessuno oppose resistenza. […] Furono recuperati: un mitragliatore Breda 30, con 4 cassette di munizioni, una dozzina di moschetti, 6 mitra, 2 rivoltelle con relativo munizionamento, zaini, coperte ed anche le divise dei repubblichini […]. Alla notizia dell’occupazione e del disarmo di Vaprio, anche i repubblichini della caserma di Canonica d’Adda avevano disertato. La rabbiosa reazione dei fascisti non si fece attendere. Il comando delle forze repubblichine di Milano inviò 2.000 uomini ad effettuare una sistematica azione di rastrellamento nella zona compresa fra Vimercate e Vaprio, senza approdare ad alcun risultato, salvo l’inasprimento delle vessazioni ai danni della popolazione».

 

Arcore, 20 ottobre 1944: l’hangar del campo di aviazione di Arcore con i sei aerei siluranti SM-79 sabotati il giorno precedente dai partigiani vimercatesi.

 

 

Primo attacco al campo di aviazione di Arcore

 

La notte del 19 ottobre veniva compiuto il primo attacco al campo di aviazione di Arcore da parte del distaccamento della 103a brigata Garibaldi di Vimercate. La squadra partigiana, assicuratasi la copertura delle spalle e la via di accesso e di uscita dal campo, raggiunse di soppiatto gli hangar e, sfondate le porte, lanciò alcune bombe molotov all’interno delle cabine di pilotaggio degli aerei. Vennero così distrutti cinque aerosiluranti SM-79 e danneggiati diversi altri.