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Virginio Oriani – pietra d’inciampo

Nato a Vimodrone l’8 giugno 1927, era ultimo di sei figli. Nell’autunno del 1943, mentre i due fratelli più grandi erano in guerra, Virginio aiutava il padre nell’osteria di famiglia e faceva il garzone per la consegna del pane. Attento ai fermenti della situazione in corso dopo l’8 settembre, si unì ai gruppi di appoggio all’azione partigiana con Roberto Camerani, Pierino Colombo, Quinto Calloni, Ennio Sala, Angelo Ratti e condivise con loro la sorte dell’arresto (18 dicembre 1943) e della deportazione nei lager nazisti (4 marzo 1944). Nel marzo del 1944 fu trasferito da Mauthausen al sottocampo di Ebensee. Il lavoro a cui era costretto alla cava di pietre era massacrante. Con lui si trovavano Ennio, Roberto e Quinto che assistettero al suo graduale deperimento e alla morte, avvenuta a soli 17 anni, il 22 aprile 1945, pochi giorni prima della Liberazione.

«Lo vidi una sola volta durante tutto il periodo della nostra prigionia a Ebensee, sul piazzale dell’appello, tre mesi circa prima della liberazione del campo: io rientravo dal turno di notte, lui era in colonna con la sua squadra per recarsi al lavoro alla cava. Ci scambiammo un saluto, eravamo entrambi molto commossi. Egli tirò il filo di ferro che gli sosteneva i pantaloni, come per dirmi: “Vedi come sono ridotto?”. Era infatti molto magro e portava una giubba tutta sporca, rattoppata con del fil di ferro, e dei rottami di zoccoli che non riparavano né dall’acqua, né dal freddo. Il dolore di vederci in quelle condizioni era aggravato dal fatto di sapere di non poter fare nulla l’uno per l’altro.» (Per non dimenticare – Quinto Calloni, a cura di Giorgio e Serena Perego)

 

Compagni di deportazione

Quinto Calloni. Nato a Cernusco il 2 settembre 1926, fu deportato a Mauthausen e poi assegnato al campo di Ebensee. Resistette fino alla liberazione del lager. Al ritorno, come testimone accompagnò gruppi e scolaresche e scrisse l’autobiografia: Per non dimenticare, racconto di un sopravvissuto. Morì a Segrate nel 2013.

Roberto Camerani. Nato a Triuggio il 9 aprile 1925, sfollato con la famiglia a Cernusco, venne arrestato e deportato a Mauthausen e quindi a Ebensee. Sopravvissuto, a partire dagli anni ’80 fu testimone lucido e instancabile in particolare nelle scuole. Scrisse un libro, Il viaggio, racconto della tragica deportazione, da cui furono tratti un documentario, uno spettacolo teatrale e una narrazione a fumetti. Morì a Cernusco il 20 luglio 2005. A lui è dedicata la pietra d’inciampo in via Cavour.

Ennio Sala. Nato a Milano il 23 febbraio 1925 e sfollato a Cernusco allo scoppio della guerra, fu deportato a Mauthausen e poi a Ebensee e Melk. Riuscì a sopravvivere, ma portò sempre nel corpo le conseguenze della durissima prigionia. Morì il 15 marzo 1993.

Pierino Colombo. Nato a Cernusco il 20 settembre 1920, dopo Mauthausen fu assegnato al sottocampo di Gusen. Morì il 5 giugno 1945, pochi giorni dopo la liberazione del lager.

Angelo Ratti. Nato a Cernusco il 2 maggio 1926 da una famiglia antifascista, fu deportato a Mauthausen e poi inviato a Gusen. Liberato nel maggio del 1945 tornò a casa e si trasferì a Milano, diventando testimone della sua drammatica esperienza.

 

 

Pietre d’inciampo. Il progetto

Il progetto europeo per tener viva la memoria dei deportati nei lager ha trovato realizzazione anche a Cernusco con la posa di due pietre d’inciampo davanti alle abitazioni di Virginio Oriani e Roberto Camerani. Le targhette, inaugurate il 18 gennaio 2020, riportano i dati di questi nostri concittadini e rappresentano la volontà di opporsi a ogni forma di negazionismo e di oblio. Le pietre simboleggiano “l’inciampo” emotivo e mentale nel mantenere accesa la memoria delle vittime dell’ideologia nazifascista, invitando chi passa a riflettere su quanto accaduto. Per non dimenticare.

«Una persona viene dimenticata solo quando viene dimenticato il suo nome» (Talmud)