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Piazza Matteotti – palazzo Tizzoni

Prima della Liberazione la piazza portava il nome di Ettore Muti, segretario del Partito Nazionale Fascista. Con la nascita della Repubblica Sociale Italiana i fascisti si andarono riorganizzando anche a Cernusco, per opera di pochi elementi malvisti dalla cittadinanza, mentre i partigiani si fecero più numerosi e attivi.

Gli edifici affacciati sulla piazza ospitavano gli organi locali del regime. Palazzo Tizzoni alloggiò il comando tedesco in 13 camere requisite dopo l’8 settembre 1943 e al numero 4 trovarono sede la Caserma della Brigata Nera “Aldo Resega” e la Guardia Nazionale Repubblicana in cui confluirono la Milizia Fascista, la Polizia dell’Africa italiana e i Carabinieri. Molti di questi ultimi lasciarono il servizio e alcuni tra quelli che rimasero divennero informatori delle formazioni partigiane cui si unirono nella fase finale della liberazione

Tra il 1943 e il 1945 la piazza fu teatro di drammatiche vicende. A dicembre del 1943 una donna venne uccisa incidentalmente da un fascista che inseguiva un partigiano o presunta spia, fatto che contribuì ad accrescere l’acredine generale dei cernuschesi nei confronti del regime. Nel clima di violenza diffusa, il 5 dicembre del 1944, dopo un processo per direttissima, vennero fucilati 4 giovani che avevano tentato una rapina.

Bozzetto a carboncino

Bozzetto a carboncino

Il 26 aprile del 1945 il comando tedesco era asserragliato nel palazzo Tizzoni con un centinaio di uomini e una pesante mitragliatrice puntata sulla piazza. Il CLN di Cernusco, riunito in seduta straordinaria permanente dalla mattina del 25, nominò una delegazione per condurre le trattative di resa con il comando tedesco. Le strade adiacenti vennero bloccate dai volontari per evitare incidenti durante i negoziati mentre gruppi di partigiani presidiavano i punti nevralgici del paese, tra cui l’Oratorio di via Briantea, deposito di armi e automezzi del comando tedesco. Il comitato che portò a termine la laboriosa trattativa era composto da Felice Frigerio e Mario Pirola della 26a Brigata del Popolo, Giovanni Vanoli della 105a Brigata Garibaldi, Edvigio Sirtori della 11a Brigata Matteotti, Gian Luigi Barni del Partito d’Azione, il parroco don Claudio Guidali e l’industriale Mario Lucioni in funzione di interprete. Si aggiunse l’intervento di Vittorio Galeone, comandante della 11a Brigata Matteotti, che arrivato in piazza con una colonna diretta a Milano, contribuì alla resa e al conseguente disarmo del presidio tedesco. All’annuncio della resa, avvenuta verso le 16 dopo nove ore di negoziati, dalla piazza gremita di gente si alzarono grida di esultanza.

Dopo la guerra la piazza venne intitolata a Giacomo Matteotti, deputato socialista assassinato dai fascisti nel giugno 1924 dopo aver denunciato brogli alle elezioni e aver condannato la violenza squadrista..