Antonio Benelli – un cernuschese ne Il partigiano Johnny
Antonio Benelli nacque a Sergnano, Cremona, il 4 maggio 1905. Operaio, lasciò Cernusco nell’ottobre del 1943 per andare a combattere come volontario nella britannica N° 1 Special Force. Il suo nome di battaglia era Antonio “il guastatore” o Antonio “il paracadutista”. Il 3 agosto 1944, nella sua terza e ultima missione, Antonio, in qualità di istruttore di sabotaggio, venne paracadutato nelle Langhe presso la 5a divisione Monferrato, formazione autonoma sotto il comando di Enrico Martini, il leggendario “Mauri”. Il suo modo di addestrare i partigiani era del tutto particolare: «Antonio… fa volteggiare sul naso degli allievi i suoi ordigni esplosivi e se qualcuno ha ancora la forza di distrarsi gli fa fischiare a un dito dall’orecchio un colpo di pistola» (Mauri, Partigiani penne nere). In autunno, con gli Alleati fermi sulla linea Gotica, il maresciallo Kesselring il 1° ottobre ordinò una “settimana di lotta” contro le bande partigiane. La repressione fu feroce e non sarebbe durata una settimana, ma sei mesi. La caduta di Alba, ripresa dai nazifascisti il 2 novembre, diede un duro colpo alle formazioni partigiane, che faticarono a riprendere le loro postazioni, minacciate dai continui rastrellamenti. E proprio nel pieno dell’offensiva nazifascista contro la Repubblica dell’Alto Monferrato, Antonio Benelli trovò la morte il 20 novembre ad Agliano d’Asti, vittima di una granata scoppiata durante un’esercitazione. L’episodio viene ricordato nel libro di Beppe Fenoglio, Il partigiano Johnny (capitolo XVI). Con Antonio caddero altri sette partigiani.
Ad Agliano d’Asti una lapide ricorda gli otto partigiani caduti: Antonio-Antonio Benelli, Kyra-Arturo Daidola, Edo-Vittorio Amato, Tigre-Giuseppe Ghignone, Nello-Giuseppe Gullo, Romeo-Giuseppe Imerito, Veli-Giovanni Martinengo, Gino-Virginio Coppo. La cerimonia funebre degli otto caduti partigiani fu celebrata nel duomo di Nizza Monferrato all’indomani della Liberazione.
Antonio Benelli nel 1947 ricevette la Medaglia d’Argento alla memoria al Valor Militare, consegnata alla vedova Caterina Mazzucchi nel corso di una cerimonia tenutasi nel municipio di Cernusco.
Giorgio Perego, professore e storico locale cernuschese (1955-2019), ebbe il merito di riconoscere la figura di Antonio Benelli in alcune pagine de Il partigiano Johnny di Beppe Fenoglio.
In particolare in un passo del capitolo IX Fenoglio delinea la figura di Antonio “il sabotatore”:
«Ora è facile prevedere gli eventi. Io conosco i maledetti tedeschi. Maledetti sì ma non mollano mai i loro uomini. Una voce nuova disse: – È verissimo, i tedeschi non si mollano mai – Johnny si voltò e si vide di fronte un nuovo, un trentenne supercilious; con spessi soffici baffi di foggia e colore inglese, distintamente in borghese e senza la minima traccia di partigianato. Johnny notò che stava attaccato ai capi ed evitava accuratamente di trovarsi immischiato ai semplici, parlava con una molle, compiaciuta cadenza lombarda, ma i suoi occhi avevano lampi metallici. Il maresciallo Mario informò che si trattava di Antonio, Antonio il sabotatore. Alla qualificazione Johnny e gli altri ruotarono di nuovo verso lui, come a cercargli e scoprirgli indosso gli emblemi ed i carismi della sua specializzazione. – Dev’essere un elemento di primissimo ordine, – bisbigliava il maresciallo. – Ha portato due valige piene di strumenti per il suo lavoro. E belle valige -, Antonio il sabotatore sapeva che parlavano di lui e incrociò a mezza distanza, fluttering in his strict-contained airs».
Nel capitolo X, mentre i tedeschi stanno attaccando i partigiani per liberare i loro commilitoni, Fenoglio scrive:
«Il Biondo dava consigli di calma e freddezza, di tempo a josa, i tedeschi non avrebbero certamente attaccato nottetempo. – È vero, – disse Antonio, il sabotatore. – I tedeschi non attaccano mai di notte, in questo sono come i pellirosse -. Era distinto, gelido, didattico. – Antonio, tu sabotatore, sei arrivato al momento giusto. Sabota tutto il sabotabile -. E Antonio andò a sabotare i camions».
La N° 1 Special Force era un corpo militare autonomo e volontario delle Forze Armate britanniche creato durante la seconda guerra mondiale per operare clandestinamente in territorio nemico abitato da popolazione almeno in parte amica. Fino all’estate del 1943, l’Italia fu esclusa. Nell’ottobre dello stesso anno la N° 1 Special Force arrivò in Puglia, al fine di organizzare operazioni nell’Italia occupata e di collegarsi con la Resistenza armata per potenziarla e ottenere la cooperazione per azioni di guerriglia e sabotaggio. Vennero realizzate «missioni con istruttori di sabotaggio per il razionale e utile impiego delle armi e degli esplosivi di fabbricazione inglese o americana forniti alle formazioni e poco conosciuti dai partigiani».